Ci sono incontri che possono cambiare una vita.
Incontri che sono attimi, ma restano infiniti nel tempo. Come quelli fugaci di certe sere. Dove ci si è visti una sola volta, ma in quello sguardo e nelle poche parole scambiate, si è entrati subito in sintonia.
Si è sentito l’altro come appartenente ad un luogo a cui noi già da tempo apparteniamo.
Luoghi in cui a volte ci siamo sentiti soli, ma che però sono il nucleo più profondo della nostra intimità.
E’ lì che risiede il nostro essere, la nostra essenza più autentica e profonda. Quindi anche più difficile da raggiungere.
Eppure quella persona, appena intravista, con cui solo poche chiacchiere si sono scambiate, sembra proprio essere arrivata sin laggiù.
Anzi sembra proprio che già ci fosse, ben prima ancora di incontrarci.
E’ quella sensazione di aver incontrato qualcuno di sconosciuto, ma nel contempo vicinissimo e affine.
Uno sguardo è bastato più delle parole concretamente dette, più di quelli che sono stati i contenuti della conversazione. Un’onda emotiva non ci ha travolti. Non è il fuoco della passione. Ma bensì un essere avvolti, annodati all’altro ad una distanza perfetta. Nè troppo vicina né troppo lontana.
I piani si dividono.
Quello che gli altri e anche noi stessi possiamo vedere. Due persone che si parlano, anche del più e del meno. Della propria provenienza geografica, del lavoro o degli studi fatti.
Due persone che stanno nel mondo.
E poi c’è una visione di oltre. Uno sguardo puramente intimo. Due persone che si sono trovate, in un mondo che in quel momento è lontanissimo. Avendone uno lì. A loro stessa portata di mano.
Poi ci si saluta. A volte ci si rincontra, altre volte non ci si rivedrà più. Dipende dalla vita, dal contesto, dalle persone, dalla volontà. Da tantissime cose, tutte non giudicabili, ma tutte appartenenti al mondo. Perché sempre ad esso facciamo parte.
Tutto questo è importante, e contemporaneamente non lo è.
Quell’incontro è stato… e che sarà in futuro, o non sarà più… è quasi un dato marginale.
Perché nessuno potrà mai dimenticarlo.
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Questa la poesia di Marina Cvetaeva
Mi hai guardata come gli altri non fanno
al primo incontro.
Neri occhi hanno inghiottito il mio sguardo.
Dritte ho tenuto le ciglia, immobile.
– Bè, ti piaccio? –
E intanto dentro di te mi riversavo.
Tutta la pupilla ti ho allagato.
E immobile – io.
E fluisce l’anima tua nella mia.
(Marina Cveateva, da “Scusate l’amore” ed Passigli poesia)
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Francesco Urbani
Psicologo-Psicoterapeuta-Supervisore
Cerchi nella notte – Il libro
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it
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