Un’eccessiva curiosità dell’Altro e il lasciar andare

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Siamo incuriositi dall’Altro? Speriamo di si. Significa essere in relazione con il Mondo, con quello che ci è attorno.

Significa non essere soli, non essere chiusi in un cerchio di finitezza.

L’Altro con il suo essere diverso da noi, ci obbliga sanamente a confrontarci, con quello che ci manca e con quello che abbiamo.

Ci ricorda, invariabilmente, quali lati del nostro essere ci piacerebbe avere, ma che non abbiamo. E questo può suscitare anche una sana invidia.

Essere uno stimolo a migliorarci. Senza per questo diventare altro da noi.

Ma l’Altro ci può anche mettere di fronte le nostre debolezze, i nostri lati più fragili, se non addirittura più scomodi.

Può farci sembrare piccoli e gretti. Dimostrarci, del tutto involontariamente, che siamo vigliacchi, poveri. Nudi nel mondo.

Elementi tutti questi che se emergono all’interno di una buona relazione, possono darci tutta una serie di informazioni su chi siamo. Su chi ci piacerebbe essere. Su quello che possiamo migliorare, ma anche su quello che dobbiamo accettare di noi.

l’Altro permette di conoscerci. Di conoscere la nostra umanità.

Farci scoprire caratteristiche di noi, ma anche di chi abbiamo davanti.

Rende il mondo colorato. Sicuramente complicato, ma anche bello e affascinante.

Però a volte dobbiamo ricordarci che c’è un limite. Un confine che non dobbiamo superare.

Un confine sottile e che a volte è molto complicato cogliere. Quello per cui dobbiamo pensare l’Altro (e forse anche con noi stesso) come qualcuno che non conosceremo mai completamente.

Si perché la “conoscenza”| è qualcosa che non solo non finisce mai, ma con cui bisogna saper accettare il limite.

Noi non sapremo mai completamente tutto di noi.

Non sapremo mai completamente tutto della nostra storia.

Ma soprattutto non sapremo mai tutto dell’Altro. Non sapremo perché fa delle cose piuttosto che altre. Non sapremo perché ci tratta in un modo piuttosto che in un altro. A volte non sapremo perché si allontana, come non sapremo perché si è avvicinato.

Non sapremo tutto dell’altro, perché non vuole raccontarcelo. E ne ha pieno diritto.

Ed è un diritto che dobbiamo rispettare.

Non sapremo tutto dell’altro perché a volte è l’altro stesso a non saperlo

A non volerlo sapere.

E anche questo diritto lo dobbiamo rispettare.

L’incontro con l’altro è accettare di incontrare lo sconosciuto.

Di sapere cose che non sapevamo.

Ma l’incontro con l’altro è anche un grande non sapere.

Una mancata conoscenza, che spesso è ancor più sana del sapere stesso.

 

Francesco Urbani
Psicologo-Psicoterapeuta-Supervisore
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it
www.casadinchiostro.it

 

Immagine tratta dal film "Il male non esiste" di R. Hamaguchi, 2023
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