Meditando Kafka, riflessioni in pieno agosto

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“Quando di notte si passeggia in un vicolo, e un uomo, già visibile da lontano – perché il vicolo è in salita davanti a noi, e c’è la luna piena – ci corre incontro, noi non lo afferreremo, nemmeno se è debole e straccione, nemmeno se qualcuno gli corre dietro urlando, ma lo lasceremo correre oltre.

Perché è notte, e non possiamo farci niente se il veicolo è in salita al chiaro di luna, e poi forse quei due hanno organizzato l’inseguimento per divertirsi, forse entrambi inseguono un terzo, forse il primo viene inseguito senza avere colpe, forse il secondo vuole ucciderlo e potremmo diventare complici dell’omicidio, forse i due non sanno niente l’uno dell’altro e ciascuno corre a letto per conto suo, forse sono sonnambuli, forse il primo è armato.

E alla fin fine, non possiamo essere stanchi, non abbiamo bevuto così tanto vino? Siamo contenti quando non vediamo più nemmeno il secondo.”
(Brano tratto da Meditazioni, di Franz Kafka, edizione Bompiani a cura di Mauro Nervi)

Cosa è la realtà? C’è una differenza sostanziale tra quello che vediamo e quello che crediamo di vedere? Oppure quello che vogliamo vedere?
Entrano in campo tanti elementi, che ci ripotano a quello che diceva Céline, ovvero che “la verità è un’agonia che non finisce mai”.

Quello che vediamo, o che pensiamo di vedere, è sempre una rappresentazione influenzata da nostri schemi. Costruiti socialmente e storicamente (dalla nostra storia e dalle nostre storie precedenti). Schemi di cui non siamo sempre consapevoli.

Sono rappresentazioni che hanno diverse funzioni. Quella di farci credere che il mondo sia un elemento che conosciamo, e di cui conosciamo il funzionamento.

Inoltre hanno la funzione di tenerci sempre in una comfort zone. Darci l’illusione di essere nel “conosciuto”, non nel caos.

La realtà è che controlliamo ben poco, forse niente. E quello che realmente possiamo fare è “Scegliere”. Ovvero decidere come interpretare la realtà. Innanzitutto decidendo se aprirci o chiuderci. Se cercare di stare nelle “molteplicità” dell’esistenza. Oppure chiuderci a semplicistiche interpretazioni (interpretazioni da poche parole, che sembrano apparentemente spiegare tutto, ma che sono semplici banalizzazioni”.

Essere nella realtà. Percorrere quella strada buia e in salita, per dirla con Kafka, è qualcosa di profondamente stancante. Fatta di incertezze e dubbi. Mille paure.

Spesso, addirittura, sentiamo che la vita ci passa accanto e non solo non riusciamo ad afferrarla. Ma neanche possiamo o vogliamo. La osserviamo e già questo, a volte è davvero tanto.

Nella vita possiamo sentirci stanchi. Eppure camminiamo nel buio con l’ebbrezza e la felicità, di un giovane ubriaco. Perché della vita possiamo non stancarci mai.

 

Francesco Urbani
Psicologo-Psicoterapeuta-Supervisore
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it
www.casadinchiostro.it

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