C’era qualcosa, o qualcuno… ed ora non c’è più: perché scompare, se ne va, togliendo la sua presenza che cede il passo ad un’altra presenza. Uguale per misura. Diversa per forma. Veramente non si può chiamare questa con il nome “Assenza”. E in altrettanto modo non c’è la possibilità, per “Altro” di poter arrivare. In quel luogo apparentemente vuoto, ma realmente abitato, nient’altro può trovare dimora. L’assenza a volte deve essere tale, per poter dar luogo ad una rinascita; come in altri momenti deve esser consapevole di essere spazio di presenza… di ingombranti, e invisibili, realtà.
Pedro Salinas, da “La voce a te dovuta” [XLIV]
Che passeggiata di notte
con la tua assenza al mio fianco!
Mi sta accanto il sentire
che non vieni con me.
Gli specchi, l’acqua
mi credono solo;
lo credono gli occhi.
Sirene dei cieli
ancora grondanti di stelle,
tenere ragazze languide
che scendono da automobili,
mi chiamano. Non le sento.
Ho ancora nelle orecchie
la tua voce che diceva:
“Non te ne andare”. E quelle
ultime parole tue
parlano ancora con me
senza sosta, mi rispondono
a ciò che ha chiesto
la mia vita il primo giorno.
Ombre, fantasmi, sogni,
amori d’altro tempo,
mossi a pietà da me,
mi vogliono seguire,
mi prendono per mano.
Ma all’improvviso avvertono
che io stringo
ardente, viva, tenera
la forma di una mano
palpitante nella mia.
Quella che tu mi hai teso
dicendomi: “Non te ne andare”.
Se ne vanno, mi lasciano
i fantasmi, le ombre,
attoniti vedendo
che non rimango solo.
E allora l’alta notte,
l’oscurità, il freddo,
anche loro ingannati,
mi vengono a baciare.
Non possono: un altro bacio
s’insinua, sulle mie labbra.
Non si muove di lì,
non se ne andrà. Il bacio
che tu mi hai dato,
guardandomi negli occhi
mentre mi allontanavo,
dicendo: “Non te ne andare”.
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Immagini tratte da “Goodbye Lenin” di W. Becker, Germania, 2003
Musica di Yann Tiersen