Iniziata la stesura nel 1908, non arrivò mai ad un effettivo compimento. Il “Faust” di Pessoa ritrae il fallimento della ragione e della conoscenza, in cui l’uomo è descritto come un viaggiatore di un eterno circolo dove la curiosità può portare solo alla scoperta di tracce, che nella realtà sono unicamente immagini riflesse da uno specchio misterioso.
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Ah, tutto è simbolo e analogia!
Il vento che passa, la notte che rinfresca
sono tutt’altro che la notte e il vento:
ombre di vita e di pensiero.
Tutto ciò che vediamo è qualcos’altro.
L’ampia marea, la marea ansiosa,
è l’eco di un’altra marea che sta
laddove è reale il mondo che esiste.
Tutto ciò che abbiamo è dimenticanza.
La notte fredda, il passare del vento
sono ombre di mani i cui gesti sono
l’illusione madre di questa illusione.
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Tutto trascende tutto
ed è più o meno reale di quello che è.
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Tratto da “Faust” di Fernando Pessoa, traduzione di Maria José de Lancastre, Ed. Einaudi, 1989