Le motivazioni per cui si scrive possono essere molteplici. Solitamente lo si fa per espletare in compito, e questo è un fatto che accompagna tutti gli individui, soprattutto lungo il percorso degli studi.
Poi, con il passare del tempo, e il venir meno delle necessità istituzionali (scolastiche), ci si ritrova a scrivere per ricordarsi alcuni eventi a venire, per prendere appuntamenti. Delle volte si scrivono promemoria banali, altre volte si prende nota di eventi che non si vuol perdere, oppure si trascrive una seduta specifica, per motivazioni professionali, con un paziente.
Ma al di la delle motivazioni pratiche e materiali, la scrittura ha molte altre funzioni che sono importanti per ogni persona, spesso però questo sfugge alla consapevolezza, eppure se ben utilizzate, sono proprio tali funzioni a divenire importanti risorse e a generare creatività.
Innanzitutto dobbiamo affermare che lo scrivere ha la funzione di raccontare il mistero della vita, il suo enigma e il suo “sconosciuto”, non tanto per controllarlo, ma più che altro per renderlo comunicabile, e quindi condivisibile, sia agli altri quanto ad alcune parti di sé.
E’ questa una prospettiva che permette di trasmettere la memoria, ed evitare l’oblio, in modo da avere un ruolo attivo davanti agli accadimenti della vita, e non assumere l’attegiamento di mero osservatore.
La scrittura, seguendo tale direzione, diventa quindi una forma di ribellione costruttiva, e non distruttiva, e non per questo con minor potenzialità di trasgressione.
Scrivere è poi un modo per trattenere e catturare, come in un’ipotetica fotografia in movimento, le gesta, le emozioni, i sentimenti e gli accadimenti. Inoltre può avere la funzione di dilatare e “manipolare positivamente” il tempo.
Usandola con costanza e assiduità, la scrittura si configura come “dialogo interno” fra le emozioni, portando ad un abbassamento di quelle inquietudini esistenziali, che ogni essere umano prima o poi incontra nella vita. Inquietudini che sono sistematicamente presenti, in chiunque si trovi nella condizione di affrontare questioni legate al male e alla sofferenza, e ciò può avvenire sia per motivi professionali sia per sventura.
La scrittura, quindi può assumere il ruolo di strumento di rappacificazione interna, e può essere una forma di “grido privato”. Voce che resta nello spazio intermedio fra chi scrive e l’altro. Dato che la parola scritta è già fuori di noi (sulla carta), ma non per questo ha incontrato “l’altro”, diventando condivisa.
Si può sempre scegliere il tempo della condivisione con il lettore, che coincida o meno con l’essere se stessi.
La scrittura è il rifugio nell’intimità della propria autenticità, che esorcizza paure e fobie, ristabilendo continuità e concedendo nuove prospettive agli accadimenti personali.
Nuovi orizzonti di senso ai propri sentimenti.
La scrittura è un orizzonte che collega pensieri, emotivamente caratterizzati, con l’atto concreto di far scorrere l’inchiostro sul foglio, ormai non più completamente bianco
Francesco Urbani
www.francescourbani.it