In una prima parte analizziamo la storia del romanzo. Innanzitutto soffermiamoci sul primo capitolo del romanzo. Qui i protagonisti: Fridolin e Albertine, sono all’interno della loro casa, e del loro rapporto di coppia. Calmo e rassicurante, in apparenza.
Come in un gioco, iniziano a raccontarsi alcuni desideri e avvenimenti che si erano taciuti nel tempo. Filo conduttore di questi avvenimenti, è che in essi, entrambi, avevano avvertito la voglia di abbandonare il focolare domestico, facendosi trasportare da una passione, più che altro fantasticata.
Tutti e due, infatti, sarebbero fuggiti con persone che non solo non conoscevano, ma con cui altro c’era stato se non un semplice “scambio di sguardi”.
Eppure un gioco degli occhi, così potente da far andare in secondo piano, una realtà domestica tutt’altro che spiacevole, o addirittura non vivibile.
Una sorta di fuga dal conosciuto (e comodo) verso l’ignoto.
In una fase successiva della storia, troviamo Fridolin all’interno di un ballo mascherato, in cui ci sono uomini e donne semi nudi che ballano, nel loro essere sconosciuti l’uno all’altro. Il clima è di festa, ma anche di mistero. Fridolin è un intruso che è entrato con l’aiuto di un suo vecchio collega di studi, ma sa perfettamente di non essere stato invitato.
Eppure ha fatto di tutto per essere lì, in quel posto, come se non potesse assolutamente farne a meno, come se una forza magnetica lo abbia attratto senza che lui potesse opporre resistenza alcuna.
È notte, e mentre la moglie Albertine, è nel letto matrimoniale, persa nel sonno, suo marito si trova in una villa tra donne seminude che ballano attorno a lui.
Tutto ciò finché non verrà scoperto e cacciato dalla casa.
Scoperto ma non punito, perché a sacrificarsi per lui, scontando una pena che però non conosceremo, è una donna che ha deciso di salvarlo.
Una donna da cui lui, a quel punto è attratto in modo fatale e irresistibile, attratto tanto da mettere a repentaglio la sua stessa vita. Quantomeno quella domestica.
Cosa accadrà alla donna in questione, non si saprà mai, ma Fridolin farà di tutto per saperlo, senza però mai riuscire nel suo intento.
Cacciato, quindi, dalla villa, tornerà a casa e scoprirà che la moglie, in sua assenza, ha fatto uno strano sogno.
Un sogno che li vede protagonisti e che vede Fridolin portato alla crocifissione, proprio per aver difeso il matrimonio, e l’amore, con Albertine.
La moglie, che in questo strano sogno, è felice della scelta, e della morte, del marito, si abbandonerà tra le braccia di più uomini.
Dopo questo racconto da parte di Albertine, Fridolin, che era rientrato a casa, con una serie di sensi di colpa, dovuti alle sue avventure appena trascorse, sente che questi sentimenti sono del tutto ingiustificati, e che anzi l’unico sentimento legittimo è l’odio che può provare verso Albertine. Una donna che era felice, seppur in sogno, della sua morte. Una donna che, pur di avere accanto un uomo fedele al matrimonio, non si da pena della crocifissione della persona che ha sposato. E infine, una donna felice della fedeltà del marito, ma che non vede l’ora di abbandonarsi fra le braccia di altri uomini.
No!, pensa Fridolin, nessun rimorso nel cercare la donna che alla festa lo ha salvato, perché accanto a lui c’è soltanto una moglie che, neanche troppo patentemente, desidera la sua morte per dar libero sfogo ai suoi desideri.
Ed allora sarà proprio la ricerca di Fridolin, a portarci verso la fine del romanzo, e proprio l’assenza del risultato di questa ricerca, ne sancirà il termine, con Fridolin di rientro in casa, a notte fonda, che ritrova la maschera che aveva utilizzato, sopra il cuscino su cui abitualmente posa il capo per dormire, e la moglie di fianco, completamente addormentata.
Lui toglierà la maschera e sveglierà la moglie per raccontare le sue avventure notturne, qui sarà lei a guardarlo negli occhi, e a dirgli di tacere, perché entrambi, d’ora in poi, dovranno essere grati al destino, per essere passati indenni, fra tutti quegli accadimenti, reali o sognati.
Vediamo ora alcuni elementi che possono essere utili, in riferimento al tema del desiderio.
Come primo punto, quello che si evidenzia sin dall’inizio del romanzo, è quale sia il confine tra spazio privato e spazio condiviso all’interno di una coppia.
È veramente pensabile, se non addirittura auspicabile che ogni persona dica al proprio partner tutto quanto gli passa per la testa? Il rischio è che dietro un’apparente motivazione a conoscere l’altro, o di farsi conoscere, ci sia un nascondersi, oppure un desiderio di controllo, se non addirittura un più drammatico pensiero di onnipotenza.
Che si traduce in un “Noi coppia, siamo più forti di qualsiasi desiderio di trasgressione, che può fare uno di noi due”, come se il noi potesse, non contenere, ma completamente assorbire, il singolo soggetto.
Qui il tema diventa il dialogo fra io e noi, e quale spazio, all’interno della coppia, può avere il singolo. E quanto invece, il singolo deve saper rinunciare a favore della coppia e del noi.
Ovviamente non sono domande di facile soluzione, pensare di avere una risposta definitiva, significa unicamente pensare di aver trovato le certezze, in un terreno dove l’incertezza può essere, se ben utilizzata, fonte di creatività e di vita.
Ciò che in prima istanza è fondamentale, è porsi la questione: dove inizia il “noi, e dove finisce l’individualità. Per arrivare a pensare che la risposta sia sempre in movimento e ridefinibile nel tempo, perché ogni storia, come ogni persona, è un essere in continuo divenire.
Un altro aspetto che è presente in questo romanzo, sta nel fatto che quando parliamo di desiderio, non dobbiamo mai dimenticare che in esso abitano due specifiche dimensioni, sistematicamente in lotta fra loro: da un lato il desiderio è un movimento verso qualcosa, un movimento che può andare dalla leggera curiosità, fino all’incontrollabile magnetismo.
Dall’altro lato, il desiderio, porta un aspetto di repulsione nei confronti di quel che è desiderato, perché quel movimento è qualcosa che porta l’individuo al noto all’ignoto e che quindi comporta una paura. Dato che toglie la persona da una condizione di tranquillità, da una condizione, cioè, in cui non stava affatto male.
Perché è proprio questa la differenza fra bisogno e desiderio, che nel primo, lo status di partenza è legato ad un malessere o ad una mancanza, mentre nel secondo lo status iniziale è del tutto ininfluente.
Per tutto ciò, quando parliamo di desiderio, non dobbiamo mai dimenticare, che nell’individuo esiste sempre una forza che lo attrae verso lo status iniziale.
Ulteriore dimensione è poi quella della asimmetria del desiderio all’interno della coppia. In questo senso può accadere che il desiderio dell’uno sia in conflitto con il desiderio dell’altro. Fino al punto che uno può pensare di poter andare, mentre l’altro deve restare. In questi casi si polarizza nei ruoli ciò di cui si è parlato.
Francesco Urbani
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