Nei riguardi dei bambini traumatizzati, che precocemente hanno subito abusi da parte dell’adulto, è fondamentale la creazione di un ambiente e di una relazione che sappia contenere fiducia e vitalità. Solo in questo modo, si possono porre le basi per il rispetto di quei tempi necessari affinché il bambino entri in contatto con le proprie emozioni. Permettendo, successivamente, l’accesso a chi se ne prende cura con amore, affetto e professionalità.Bisogna saper coltivare, con calma e silenzio, il gusto della spontaneità dell’incontro, in cui possono accadere momenti di vicinanza, e di piacere dell’intimità. Dove non ci sia la paura di navigare nell’ignoto perché ci si sente all’interno di un luogo protetto, in cui si possono incontrare le emozioni in “forme sostenibili”.
E’ importante aprire una comunicazione, con questi bambini, attraverso il gioco, il fumetto o i disegni. Utilizzando anche, con la leggerezza di sa divertirsi ma è emotivamente coinvolto e vicino, il “Diario degli Animali”.
Risulta necessario, contemporaneamente, facilitare i genitori nell’ascolto delle proprie esperienze emotive, in modo da amplificare la conoscenza di se stessi, e portarli quindi a riconoscere i propri figli nella loro soggettività, nelle loro sofferenze più profonde, nei loro bisogni e desideri più autentici.
Il genitore deve apprezzare, riconoscere, e valorizzare il senso della condivisione che il bambino costantemente propone, oltre ad accettare la sua capacità di opporsi e dire “no”.
La creazione di luoghi-ambienti emotivamente connotati, in cui ci sia la costanza della fiducia e della vitalità, consente di avvicinarsi alle emozioni forti, drammatiche e violente, che abitano il bambino, con un poco meno di paura e con meno senso di solitudine. In questo modo si può dare parola ai frammenti del trauma, mediante il riconoscimento delle parti più fragili, e vulnerabili, del Sé.
Non ci si può porre in relazione al bambino come se questi fosse un oggetto, ma va considerato sempre nella sua individualità, nel suo essere una persona a tutti gli effetti, sempre nella consapevolezza che questo processo è “disturbato” continuamente dalle rappresentazioni genitoriali, soprattutto nei casi in cui diventino “eccessive”. In tali specifici casi, il piccolo sente di essere posto in uno stato di completo ammutolimento.
Altro elemento da tenere sempre in considerazione è che le esperienze traumatiche, violente, forti e improvvise, alterano considerevolmente la percezione dello scorrere del tempo, e questo comporta una impossibilità a rilassarsi. Condizione questa che può tragicamente avvenire solo nell’illusione e mai nel sogno.
Riuscire a portare il bambino a sentire che può esprimere senza alcuna paura le proprie emozioni, anche le più rabbiose e dolorose, deve essere l’obiettivo che guida chi si prende cura di lui. Arrivando a pensare che si può, con amore e fiducia, costruire un ponte tra le emozioni negative e quelle più tenere e amorevoli.
Solo in questo spazio di dialogo può finire l’illusione e iniziare la capacità di sperare e tornare a sognare.
Francesco Urbani
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it
Immagine di copertina: Manuele Fior - L'ora dei miraggi - Oblomov Edizioni