A volte si ha la sensazione di attraversare un periodo di forte instabilità emotiva, come se le certezze che generalmente si hanno, diventino all’improvviso fragili, fluide e precarie.
Sono questi i momenti in cui si deve fare della solitudine una grande opportunità, perché in questo modo si possono alimentare importanti acquisizioni per il proprio Sé.
Acquisizioni che permettono non solo una crescita personale, ma anche una condivisione con gli altri.
La solitudine deve essere conquistata anche quando si è con gli altri, così da poter ascoltare sia quel che è “fuori di noi” sia quale che è “dentro di noi”. E soprattutto poter ascoltare come questo fuori e questo dentro, dialoghino fra loro.
In questo silenzio e solitudine, che proprio essendo ascolto sono lontani dal renderci soli, noi consolidiamo al nostro interno (e quindi nel mondo) pace e stabilità.
Sono occasioni in cui il nostro sguardo si fa profondo, e abbiamo l’opportunità di ripercorrere ciò che c’è accaduto, comprendendo così come migliorarci per il futuro.
È un ritorno a se stessi, che va fatto nel “giusto tempo”, e in cui ognuno deve essere consapevole du quando lo si fa “troppo” o “troppo poco”.
Nell’ascolto di ogni sfumatura delle diverse emozioni, oltre a coglierne la ricchezza e la portata, si ha la coscienza che ognuna di esse è, e sarà sempre “impermanente”. L’emozione, positiva o negativa che sia, così come arriva, andrà via, per poi tornare.
Questa consapevolezza permette un dialogo con quel che si prova, ed evita di diventarne schiavi.
Solo nell’ascolto profondo si possono osservare gli elementi affettivi, le risorse, le potenzialità e le fragilità, che sono presenti in noi e negli altri, ma che sono ancora nascoste e celate. Ancora devono fiorire.
In questo modo si può andare oltre la superficialità e l’apparenza che invece condannano, non alla solitudine, ma bensì all’essere soli.
Francesco Urbani
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