Il giorno in cui il dolore arriva si presenta come un sisma dalla forza incontenibile. Un’onda che schiaccia e porta lo sguardo ben al di sopra di se stessi.
Il dolore può racchiudere le più profonde paure. Essere addirittura la peggiore materializzazione. Quella mai immaginata.
Porta lontano, qualsiasi sia la sofferenza, quando è legata alla tragedia. Spinge all’angolo di uno spazio privato chiamato troppe volte “isolamento”.
Lo si sente incomunicabile, come fosse impossibile condividerlo. Anche quando è frutto della medesima esperienza. E quando lo si esprime ci si sente come quelli che danno fastidio. Gli inopportuni.
Ed è logico in un mondo-rete dove tutti si auto-narrano vincenti, forti, efficienti e mai mancanti.
È difficile dire “non ce la faccio” senza, nel contempo, dare fastidio.
La tragedia quindi si aggiunge alla tragedia. Ma questo dolore che sembra imprevedibile, che sembra dominare ogni angolo dell’anima, è sempre una unicità.
Per quanto renda soli, rende anche irripetibili.
Il dolore è solo nostro. Siamo noi, anche se noi non saremo mai solo dolore.
C’è bisogno di familiarizzare con la solitudine ed ovviamente non è mai facile. Ha sempre un costo questa conquista lentissima che comporta imparare ad abitare con se stessi.
Attraversiamo luoghi deserti, a volte con la compagnia di fantasmi che sono sempre in agguato. Pronti all’attacco. Per finirci.
Ma quei fantasmi siamo noi, sono i nostri. Le nostre stesse fragilità. Ci appartengono come noi apparteniamo a loro.
Sono una fonte di conoscenza e possono accompagnarci nella conoscenza di noi stessi. Incontrando la nostra umanità e la nostra più autentica intimità.
È un dono quella cicatrice che si forma in noi. Tra dolore, memoria, mancanza e nostalgia di quello che è stato e non sarà mai più.
Tutto questo converge in un inesauribile voglia di vivere.
Una “Disperata Vitalità”.
Non dobbiamo percorre una strada, ma abitarla, guardandone tutti gli orizzonti, i soli, le lune, le nebbie, e i cieli improvvisamente limpidi.
Francesco Urbani
Psicologo-Psicoterapeuta-Supervisore
“Cerchi nella notte” Il libro
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it
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Immagine tratta dal film "Cafarnao" di N. Labaki, 2018