Empatia. Una mappa per arrivare al cuore dell’altro

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Abbiamo una mappa per arrivare al cuore dell’altro?
A volte ne siamo convinti. Sembra che conosciamo la strada, come la vedessimo stampata in bella vista su una cartina. Oppure, quando ci sentiamo ancora più fortunati, sentiamo che quella strada l’abbiamo già percorsa in passato, e allora non resta altro che ripercorrerla. Ritrovare quei dettagli che possono orientarci, ritrovando così la strada.

Sensazioni, momenti. Nient’altro.

Potremmo forse dire illusioni.

Io non ho la mappa per arrivare al tuo cuore. Non ce l’ho adesso, e in realtà non ce l’ho mai avuta. Al massimo ho creduto di averla. Ma non era vero.

Quando sono arrivato al tuo cuore, è stato per caso, o forse per una capacità di empatia che non possiamo mai dire acquisita per sempre.

Perché l’empatia è una capacità straordinaria che non arriviamo mai a possedere in via definitiva.

Solo a volte la raggiungiamo, per poi perderla immediatamente.

L’empatia è una conquista che è soprattutto determinata da una serie di elementi che devono necessariamente entrare in armonia fra loro. Altrimenti è solo qualcosa che si approssima. E a volte è solo l’illusione di essersi messi nei panni dell’altro. Mentre invece al massimo ci siamo “identificati” con lui (cosa molto diversa).

Tutti questi piccoli avvicinamenti dovrebbero essere alla portata della nostra consapevolezza. I nostri piccoli errori e tentativi. Altrimenti il rischio più grande non è solo quello di non aver capito l’altro, ma anche aver frainteso noi stessi.

Dove posso raggiungerti se non ho una mappa? Puoi aiutarmi?

In parte si. Tu puoi aiutarmi. Non tanto indicandomi la strada, quanto illuminando il percorso quando sono sulla giusta strada. E non rimproverandomi quando invece mi perdo nel buio delle incomprensioni e dei malintesi.

Trovare l’altro ha come ostacolo, e come risorsa, il fatto che incontriamo anche noi stessi. E questo incontro può essere amplificatore di conoscenza, oppure generatore di un rumore assordante e confondente.

Non scordiamo mai il potere degli “intenti”. Che almeno la motivazione sia quella di conoscere, inteso nel senso del capire, del comprendere. Di arrivare al “nodo emotivo” dell’esistenza (e dell’esperienza) dell’altro.

Il cuore è sempre nel corpo, è quello il luogo. Non altro.

Si possono ascoltare, ogni qual volta ci si avvicini, vibrazioni e silenzi che fanno parte di quello spazio. E ogni cammino che si allontano dall’ascolto del corpo (innanzitutto del proprio corpo) è solo idealizzazione o banale sentimentalismo.

Non diffidiamo dell’intelligenza del cuore, mentre spero di potergli chiedere “come stai?” anche oggi. Anche in questo momento. Perché la domanda che faccio a me è la domanda che faccio anche a te.

Francesco Urbani
Psicologo-Psicoterapeuta-Supervisore
Cerchi nella notte – Il libro
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it
www.casadinchiostro.it

 

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