Ci sono volte, neanche poi così rare, che decidiamo o ci ritroviamo lungo strade poco battute.
Abituati come siamo alla nostra quotidianità, che un po’ ci annoia e un po’ ci rassicura, intraprendiamo e esploriamo luoghi “altri”.
Ne abbiamo bisogno, il nostro cuore desidera incontrare il mistero della vita.
Sentiamo nascere in noi, o meglio abitare (perché questo sentimento è nato già insieme a noi) il bisogno di estendere il nostro mondo e soprattutto estendere noi stessi.
Sempre, o quasi, in queste situazioni che in qualche modo ci affascinano, ci accompagna un sentimento di estraneità. Qualcosa che non solo ci mette in una condizione di disagio, ma piuttosto davanti ad un sentimento di “sconosciuto in noi”.
In queste strade poco, o mai battute, non dobbiamo mai dimenticare il motivo che ci ha portato a batterle, e questo siamo chiamati a farlo soprattutto quando sentiamo che è stata la vita a portarci là, dove noi non saremmo voluti andare.
Queste strade, infatti, possono essere scelte attivamente da noi, oppure a volte è la vita a proporcele (meglio ancora a imporcele). Basti pensare alle volte che perdiamo qualcuno che avremmo voluto ancora con noi, oppure le volte siamo noi a lasciare qualcuno.
Più o meno d’improvviso ci ritroviamo in luoghi che non conosciamo, e quel che era conosciuto sembra improvvisamente inaccessibile.
Proprio in quei “luoghi” chiunque incontriamo ci sembra lontano, strano, quasi inavvicinabile o più che altro incomprensibile.
E’ quello il luogo, dove a volta anche dolorosamente, la nostra vita si espande. E non è solo la banalità di dire che si cresce con lo sofferenza, è anzi la presa d’atto che vive in noi il desiderio di trovare lo “sconosciuto”, accanto al bisogno di essere rassicurati dal “conosciuto”.
Può addirittura farci impressione scoprire che abitano in noi, come abitano nel mondo, “aspetti/persone” con cui mai avremmo minimamente pensato di aver a che fare. “Aspetti/persone” di cui neanche sospettavamo l’esistenza.
Perché uno dei pericoli della nostra vita è pensare che il nostro mondo sia il mondo intero, che la nostra vita sia la rappresentazione della “vita”. Finendo per confondere un pezzo per il tutto.
Il mondo è molto più vasto di quello noi possiamo anche minimamente immaginare, e anche il nostro mondo interno è regolato dalla stessa intensità e legge.
Proprio per questo è fondamentale non solo saper andar incontro allo “sconosciuto”, ma sapersi sentire estranei in casa propria. Accettare la paura e, a volte sgradevole, sensazione di alterata che la vita ci propone.
Ci sentiamo lontani ed estranei da noi stessi, e sta a noi attraversare questa sensazione se vogliamo espandere i confini di chi siamo e uscire da quello che (a quel punto) è diventato il nostro piccolo mondo.
Anche perché se non accettiamo di attraversare tutto ciò, ascoltando le voci della paura e della rassicurazione, restiamo chiuso in un luogo che lentamente si fa sempre più scuro e che sempre più ci porterà a sentire la fatica di crescere e incontrare la necessaria diversità.
Francesco Urbani
Psicologo-Psicoterapeuta-Supervisore
Cerchi nella notte – Il libro
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it
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Immagine tratta dal film "Mysterious Skin" di Gregg Haraki, 2004