Possiamo guardare al silenzio non solo come punto di partenza, ma anche come punto d’arrivo e di conquista. Questo aspetto acquista particolare significato se ci riferiamo al linguaggio, perché proprio il silenzio è il “linguaggio delle passioni”.
Se pensiamo alle dichiarazioni d’amore, esse sono sempre circondate dal silenzio, il quale permette l’irruzione della felicità prima ancora che ogni gesto sia compiuto, o che qualsiasi parola sia detta.
Questo silenzio fa in modo che la comprensione (e la percezione) delle caratteristiche del “desiderio principale” dell’incontro con l’altro, arrivino a consapevolezza.
Stare, e fare silenzio dentro di sé, consente di ascoltare i gusti, la sensibilità, e l’intelligenza dell’altro, e in tal modo si è maggiormente coscienti nello scegliere in consenso, o l’eventuale rifiuto, all’incontro con l’altro.
L’affetto di chi è in silenzio non è per tutti, ma è anzi selettivo e autentico. Costringe l’altro ad “addentrarsi” nel buio delle profondità (situazione che sempre comporta dei rischi, ma che consente di andare oltre la superficialità).
Chi invece non fa del silenzio uno strumento di ascolto, ha una capacità d’attenzione minore, in quanto è più centrato su se stesso e meno capace di cogliere sfumature e metamorfosi.
Solo nel silenzio si può creare l’inspiegabile “alchimia del legame” e l’unione delle diversità.
Quando l’incontro (o la parola) è generata dal silenzio, si possono trovare qualità come la speranza e l’attesa. E si può trovare una bellezza vera, fatta di fatica, dono e conquista permanente.
Si gode e si è appagati di quel che si sente, e dell’altro, capaci di stare assieme in opposizione alla finzione e alla fuga.
Il silenzio è percezione, scambio e sensazione, una vastità interiore perfettamente palpabile. È un canale di comunicazione molto potente, come quando si stabilisce un silenzio con l’altro e si avverte il sentimento che occupa lo spazio. Un sentimento perfettamente ascoltato, anche se taciuto, perché assolutamente presente.
È nel silenzio che, osservando un volto, possiamo vedere il bambino che fu.
Il silenzio porta con se una importante componente trasformativa, perché contiene in sé gli opposti e i contrari di ogni situazione.
È il silenzio che conduce all’interno di ogni situazione, sia il “deterioramento” sia “le variazioni creative vitali”, e proprio nel silenzio troviamo la gioia e il dolore, la fatica e il riposo, l’assenza e la presenza.
L’individuo è portato avanti dal silenzio (se ha la capacità di trovarlo ed abbandonarsi ad esso), facendo sì che siano sempre coscienti le “risorse”, nei periodi di quiete come in quelli di difficoltà.
Bisogna imparare a utilizzare la ricchezza insita negli spazi di silenzio, sia del linguaggio che della vita quotidiana. Portando con noi il desiderio di scoprire le diverse possibilità espressive che in questi luoghi risiedono. E bisogna farlo sapendo di lasciare una situazione comoda (ma sterile), per andare incontro ad una situazione sconosciuta e che può metter paura (ma che è anche fonte di grande ricchezza e creatività).
Penetrare nei pensieri altrui (alla stessa stregua del farsi conoscere) rappresenta un compito difficile e complesso. Ma non si può prescindere da questa esigenza, che fa parte della nostra autenticità.