Nonostante tutto quello che ci è accaduto, e che probabilmente è accaduto soltanto a noi.
Anche se ad ognuno di noi è accaduto qualcosa.
Sentiamo che una spinta abita in noi. Un movimento che ci invita ad incontrare nuovamente l’altro. A dare non tanto a lui, ma quanto a noi stessi, una nuova possibilità.
Se in passato ci siamo scoperti, perché ogni incontro è una scoperta di noi stessi, persone non sempre piacevole. Sentiamo che in noi ci sono parti migliori che aspettano solo di venire scoperte. Di avere la loro occasione.
Ma è qui il punto forse tra i più essenziali. Quelle parti migliori sono sempre legate alle peggiori. Amare entrambe. Sentirle entrambe. Accettarle senza negarle. E’ una delle prove necessarie.
Un caos si agita in noi ogni volta che ci ri-apriamo a quel movimento. E non è confusione ma una armonia da scoprire, da comprendere e da conoscere.
Sensazioni sempre nuove si appropriano della nostra vita, e così come la conoscevamo dobbiamo essere disposti a perderla. A fare spazio a qualcosa di nuovo, che un po’ ci meraviglia e un po’ inevitabilmente ci spaventa.
Ora che il buio si fa apparentemente impenetrabile, ancor più di prima, dobbiamo essere disposti ad amare. A cercare l’amore, che non è un andare, ma più un essere disposti.
Essere disposti a perdere il conosciuto. Le nostre confortevoli abitudini, devono fare spazio. Devono lasciarci.
E quel che resta, in prima istanza è una fatica. Perché la fatica deve essere innanzitutto la nostra.
La fatica di uscire da un egocentrismo, che si basa sul dolore, su quello che è stato, sul fatto che ci saranno altre perdite. Altri fallimenti, altri abbandoni.
Ci saranno sempre sconfitte.
Eppure il nostro impegno è quello di mettere, attivamente, amore. Di lasciare comunque un po’ di amore. Proprio nel punto dove prima eravamo noi. In futuro ci sarà lui.
Francesco Urbani
Psicologo-Psicoterapeuta-Supervisore
Cerchi nella notte – Il libro
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it
www.casadinchiostro.it
Immagine tratta da "Chiamami col tuo nome" di L. Guadagnino, 2017