I bambini possono mostrare stanchezza (ed hanno perfettamente questo diritto), dimostrando in tal modo il loro bisogno di leggerezza, e di non dover essere iper-stimolati.
Possono inoltre addormentarsi, offrendo al terapeuta (o a chi si stia curando di loro) un momento di condivisione del loro desiderio di protezione, che trasforma il luogo/stanza, in un rifugio, che è assenza di tensione e sospensione del tempo.
Dopo aver mostrato questi comportamenti di protezione, bisogna sempre tenere a mente che il bambino può provare un forte senso di colpa, dovuto al fatto di non aver aderito al “modello del bravo, e collaborativo, bambino” (modello che è insito nell’Ideale del Sé, e nelle comunicazioni con gli adulti di riferimento della sua vita).
Un discorso simile, può assumere senso identico, quando il bambino mostra una certa “svogliatezza” o “senso di noia” nella stanza del terapeuta. In questi casi l’accoglienza passa soprattutto attraverso il “silenzio” e lo “stare” del terapeuta stesso.
Cercare spiegazioni, o parole, che colgano il significato degli accadimenti, è del tutto inutile, se non addirittura controproducente. Perché questo rappresenta più un bisogno dell’adulto (di sentirsi efficiente) che non una reale esigenza del bambino.
A volte il semplice suono della voce può diventare perturbante, perché viene vissuto, da parte del bambino, come un modo per essere “trascinato via” dal suo rifugio (fatto di assenza, sonno, noia).
In questo silenzio, che è abitato da invisibili, ma presenti, emozioni enigmatiche, la “sospensione” diviene unico modo per tollerare questi affetti che altrimenti prenderebbero il dominio del Sé.
Invece, proprio questa sospensione, permette al bambino un recupero dei propri ritmi, ed è questo uno dei primi passi verso il ritorno al linguaggio, come “comunicazione” con l’adulto.
Non entrare in sintonia con questo bisogno del bambino, potrebbe significare per lui, il sentire che l’adulto propone la medesima mancata sintonia del suo caregiver.
Mancata sintonia che è assenza di contatto affettivo, di protezione, di condivisione e legittimazione delle emozioni.
Francesco Urbani
www.francescourbani.it
urbani@casadinchiostro.it