Per sua natura l’individuo tende a polarizzare i propri vissuti e la propria visione del mondo. Questa tendenza è inoltre accentuata dal gruppo, a causa delle dinamiche di appartenenza.
Non a caso proprio in questo senso Robert Musil, ne “L’uomo senza qualità” ben spiegava quanto le persone tendano ad appartenere ad un gruppo perché in opposizione a qualcun’altro. E questa appartenenza, per “opposizione” si manifesta soprattutto tramite la “polarizzazione” dei punti di vista.
Il gruppo online amplifica ulteriormente tutto questo processo, perché permette di diminuire (se non azzerare completamente) il confronto con chi ha idee diverse.
Online, infatti, si va alla ricerca di chi la pensa allo stesso modo, e si evita facilmente chi è diverso, al fine di rafforzare le proprie idee.
Il confronto quindi viene eluso, e quel che rimane è “unicamente” lo scontro con chi la pensa diversamente (con l’altro che, a sua volta, è altrettanto polarizzato).
Appartenere ad un gruppo significa innanzitutto “tendere verso l’estremo” di una posizione.
Vi è quindi da un lato un’estremizzazione delle opinioni del singolo, dall’altro è proprio il singolo a contribuire all’estremizzazione delle opinioni del gruppo.
Online la figura che manca completamente all’interno del gruppo è quella del moderatore. E questo è uno dei nodi centrali dell’estremismo in rete.
Il ruolo del moderatore, infatti, all’esterno del web può essere assunto anche dall’ambiente reale circostante. Elemento questo che è del tutto assente nel mondo online.
Questo contesto porta ad una polarizzazione che è accentuata in modo proporzionale al senso di appartenenza degli individui.
Senso di appartenenza che si amplifica ulteriormente, tanto più i soggetti sono “anonimi tra di loro”, ovvero non si conoscono personalmente.
Online è sostanzialmente semplice “incontrare” che la pensa nello stesso modo, perché la si può “ricercare selettivamente” (molto più che nel “mondo reale”).
Inoltre l’assenza di distanza geografiche facilità questa possibilità.
Confrontarsi solo con persone che non solo la pensano allo stesso modo, ma che sostengono fortemente quell’opinione, porta ad un eccesso di convinzione della correttezza di quella stessa opinione.
Sempre online è facile “scartare” che la pensa in modo dissimile al proprio.
Spesso sono gli stesso social ad “intercettare” le opinioni dell’utente, in base ai suoi comportamenti, mostrandogli solo contenuti di suo interesse. Tutto questo non fa altro che accentuare la polarizzazione, mediante una vera e propria “camera di risonanza”.
Francesco Urbani
www.francescourbani.it
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