E’ un luogo profondo?
E’ un luogo inaccessibile?
Forse si, probabilmente no… è più un Lugo a cui tendere… a patto di affrontare la fatica… a patto di sapere, e di prendere atto, che non si cade in piedi…
Quando si incontra il proprio Io… quando si è in intimità con Lui… proprio di Lui, si deve accettare tutto… e se non lo si vuole accettare… comunque Lo si deve riconoscere…
Perché Io è… non è un possibilità…
E’ faticoso perché ci ricorda chi siamo… quale è la nostra natura…. Facendoci vedere quante volte, spesso ogni giorno, tradiamo chi siamo… e non si tratta qui di essere coerenti…
La coerenza è sopravvalutata… siamo troppo molteplici per essere coerenti… e quindi chi è coerente è solo una persona banale che nega pezzi di se stesso…
No… qui parliamo di realizzare se stessi… di tendere a quello che realmente siamo…
Quello che siamo in termini affettivi… quanto dovremmo amare l’altro e quanto noi stessi.
Affettivi nei termini di saper riconoscere quanto desideriamo andare incontro all’altro e quanto ci stiamo proteggendo, rimanendo chiusi in un’apparente comfort-zone…
Affettivi anche nel sapere quali sono le parti di noi che amiamo con più facilità, e quali meno. Quali parti ci risultano più familiari, e quali più periferiche… sconosciute e abbandonate…
Amiamo noi stessi anche nell’essere estranei a noi stessi?
Facciamo veramente una vita che realizza anche quelle parti, che tanto vorremmo dimenticare?
Almeno ci stiamo provando?
Perché è questo il punto… almeno provarci… almeno guardarsi lungo quel perimetro che siamo… dicendoci… “Cerco di sapere chi sono”… cerco di occuparmi di me… e non di chi sono gli altri… di quello che fanno e di quello che dicono…
Mi occupo unicamente di me… non in modo narcisistico… perché non sono alla ricerca unicamente e esclusivamente di gratificazioni… ma mi occupo di me… perché solo in questo modo posso realmente andare incontro all’altro… essere affettivamente intimo con lui… dato che ho la capacità di essere intimo con me…
Intimo con i miei bisogni, con le mie fragilità, con le mie impossibilità… con il mio essere estremamente limitato… con un Io che tende all’infinito ma che è costantemente impelagato nel pratico della sua umile condizione pratica…
Un Io che cerca la lucidità del pensiero ma poi è travolto da mille emozioni… che si ritrova a conoscere sentimenti che mai avrebbe pensato potessero generarsi dal suo corpo…
Reduci dal mito della coerenza e dalla paura della molteplicità, ci siamo allontanati dalla periferia del nostro essere. Senza sapere chi siamo noi, e quindi senza poter incontrare l’altro da noi.
Quell’Io che sembra immobile, in certe fasi della vita… ma che invece, silenziosamente e tenacemente, è sempre alla ricerca della realizzazione del proprio nucleo esistenziale.
Francesco Urbani
Psicologo-Psicoterapeuta-Supervisore
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it
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Immagine tratta dal film "Persona" di I. Bergman