L’augurio di un onesto sorriso. Speranze di capodanno su una poesia di W. Szymborska

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Dobbiamo sorridere all’arrivo del nuovo anno, o alla partenza del vecchio?
Ancora domande mi appartengono. Quanti dubbi ci concede, o ci regala, la vita. E anche se questa serie infinita di punti interrogativi, a volte ci estenua, dobbiamo essergliene grati.
Quanta tristezza si cela dietro alle certezze. Soprattutto in questo periodo dove il dolore e alla confusione ci accompagnano da tempo, e ancora purtroppo lo faranno.
Compagna non desiderata che non possiamo allontanare.

Dovrei ad oggi avere sullo sguardo una serenità che ho solo in parte? Lo farò, nonostante il mal di denti (altro compagna indesiderato) e nonostante il mondo circostante mi sia presente in tutta la sua fragilità.
Ma porterò la mia briciola di serenità.
La possibilità di una serenità accompagnata da un piccolo sorriso.
Perché per quel che possiamo cerchiamo di mettere un po’ di tenerezza a ricordo del tempo che passa e a favore del tempo che viene.

Forse proprio di tenerezza abbiamo bisogno, più di tante altre cose.

E’ vero, come dice la poetessa,  che di umanità fraterna non se ne vede un granché. Noi cerchiamo di portare la nostra.
Di non dimenticare la complessità, di non dimenticare che la verità è un campo vasto e mai qualcosa di semplice.

In questi tempi di semplificazione cerchiamo di non dimenticare che le polarizzazioni, le facili ricerche del nemico, e tutto ciò che perde “spessore”… nascondono sempre un pericolo enorme. Quello di allontanarsi dall’altro. Di vedere l’altro solo come un nemico e non come qualcuno che comunque porta un suo nucleo di verità. Magari lontano dalla verità che afferma, ma pur sempre di pezzi di verità si tratta.

E scartare questo significa perdere un pezzo di mondo. Quel mondo che dovremmo salvare. Non solo come ambiente, ma anche come natura complessa di cui noi facciamo parte.

Francesco Urbani
Psicologo-Psicoterapeuta-Supervisore
Cerchi nella notte – Il libro
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it
www.casadinchiostro.it


“Il mondo vuol vedere la speranza sul viso.
Per gli statisti diventa d’obbligo il sorriso.
Sorridere vuol dire non darsi allo sconforto.
Anche se il gioco è complesso, l’esito incerto,
gli interessi contrastanti – è sempre consolante
che la dentatura sia bianca e ben smagliante.

Devono mostrare una fronte rasserenata
sulla pista e nella sala delle conferenze.
Un’andatura svelta, un’espressione distesa.
Quello dà il benvenuto, quest’altro si accomiata.
È quanto mai necessario un volto sorridente
per gli obiettivi e tutta la gente lì in attesa.

La stomatologia in forza alla diplomazia
garantisce sempre un risultato impressionante.
Canini di buona volontà e incisivi lieti
non possono mancare quando l’aria è pesante.
I nostri tempi non sono ancora così allegri
perché sui visi traspaia la malinconia.

Un’umanità fraterna, dicono i sognatori,
trasformerà la terra nel paese del sorriso.
Ho qualche dubbio. Gli statisti, se fosse vero,
non dovrebbero sorridere il giorno intero.
Solo a volte: perché è primavera, tanti i fiori,
non c’è fretta alcuna, né tensione in viso.
Gli esseri umani sono tristi per natura.
È quanto mi aspetto, e non è poi così dura.”

WISLAWA SZYMBORSKA

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