“Il sognatore, se volete una definizione precisa, non è un uomo ma, sappiatelo, un essere neutro. Si stabilisce il più delle volte in un cantuccio inaccessibile, come se volesse fuggire perfino la luce del giorno, e ogni volta che si nasconde, aderisce alle pareti del suo cantuccio, come la chiocciola al guscio, e diventa simile a quell’interessante animale, chiamato tartaruga, il quale è tutt’una cosa con la propria casa”
“Le notti bianche” di Fëdor Dostoevskij, rappresenta non solo un capolavoro della letteratura, ma anche uno dei libri più belli su cosa significa essere dei “Sognatori”.
La descrizione del perdersi in una vita immaginaria, di alterare la percezione dei rapporti e dell’innalzarsi in avventure immaginifiche per poi cadere improvvisamente nel nulla, mai avevano raggiunto vette così alte.
Dostoevskij ritrae il teatro umano della fantasia con un realismo onirico che solo i grandi della letteratura possono illustrare con forza stilistica così precisa.
Ognuno di noi si mostra più rude di quanto non sia realmente, quasi temesse di offendere i propri sentimenti rivelandoli troppo presto…