Madri che uccidono i figli

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Vi sono due fondamentali modalità per procurare la morte di un bambino, da parte della madre: con la violenza o con la negligenza.

Nella violenza l’atto omicida raramente nasce da una volontà premeditata di procurare la morte del piccolo. E’ più spesso il risultato di una serie di violenze continuative e sistematicamente ripetute nel tempo.
Queste madri sono spesso donne sole, che vivono in un contesto relazionale (e sociale) altamente disagiato, e che si trovano senza dei legami affettivi che le aiutino a prendersi cura dei figli.
Sono donne che, in diversi e purtroppo tanti modi, sono state abbandonate e mal curate sia dai propri cari che dalla società.
Spesso, queste madri, motivano la violenza dicendo che volevano far in modo che il bambino smettesse di disturbare. E questo accade perché sono donne che davanti agli elementi stressanti dei figlio (pianto, urla) reagiscono nell’unico modo che forse conoscono.
Questi atteggiamenti violenti nascondono, neanche troppo velatamente, anche aspetti sadici e crudeli.
Queste donne hanno quasi sempre subito abusi e violenze nel contesto da cui provengono, e quindi fanno enorme fatica a controllare i propri impulsi.
In questi contesti, così umanamente carichi di miseria, e che spesso sono abbandonati a loro stessi, il disagio sociale si lega a quello psicologico, in una miscela esplosiva, in cui il bambino (il più fragile) paga il prezzo più alto.

Nella negligenza, la madre non si preoccupa di curare il proprio figlio, e ciò avviene ovviamente quando il bambino è molto piccolo ed è completamente dipendente dalle cure dell’adulto.
In questi casi la madre può, ad esempio, non nutrirlo abbastanza, o vestirlo in modo inadeguato alla stagione, tanto da fargli prendere freddo.
Queste donne non sono minimamente capaci di assolvere la propria funzione materna, e vivono in un contesto che non le aiuta, ma che anzi le trascura a sua volta.
Sono donne che nella maggior parte dei casi, non è in grado di leggere le necessità del proprio figlio, e vive le esigenze dell’altro come qualcosa di persecutorio e pericoloso.
Spesso sono altamente depresse e conseguentemente hanno particolare difficoltà a distinguere i propri bisogni da quelli del proprio figlio.
Sono tutti questi elementi che alimentano la passività di queste madri. Passività che diventa incuria e negligenza, che possono portare alla morte del bambino.

Le motivazioni che portano una madre a procurare la morte del figlio sono le più diverse e sono sempre correlate ad un grave quadro psicopatologico, accompagnato da disagio sociale e relazionale.
In questo senso troviamo le madri che in preda ad un delirio persecutorio pensano di salvare il proprio figlio uccidendolo, o donne che per negare la gravidanza arrivano a negare la presenza del neonato.
Ovviamente non mancano le donne che ripetono le violenze che subivano da bambine o chi si vuole vendicare tramite il figlicidio del partner che odiano.
Le polarità si muovono sempre da un punto altamente depressivo ad un altro di tipo paranoico-persecutorio.

Francesco Urbani
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it

Immagine tratta da “Somnia” di M. Flanagan - 2015
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