In questo tempo che attraversiamo, con un senso di vicinanza e lontananza. Con un senso di comunità e solitudine. Dove tutti abitiamo un luogo dalle medesime condizioni, eppur ognuno di noi lo sente nelle propria personale solitudine.
Siamo ancor più soggetti, legittimati dalla nostra specifica condizione, eppure oggetti, dato che il tutto ci vede impotenti e in balia degli eventi.
Facciamo parte di una natura che ci riconosce elementi, e che come tali ci tratta, ma nel contempo la sentiamo avversaria e nemica. Noi che generalmente la ignoriamo.
Ogni giorno condannati dai numeri, quelli che tanto amiamo e che tanto abbiamo osannato (che ci danno sempre, e purtroppo unicamente, una misura del mondo), a ricordarci la nostra finitezza. La nostra immensa fragilità.
Abitiamo non solo un mondo fragile, ma innanzitutto un corpo fragile.
E quanto abbiamo ignorato tutto questo?
Lo ignoriamo perché sarebbe insopportabile convivere con questo pensiero, e con tanta consapevolezza. Ma oggi questo attraversiamo. Per un tempo che finirà, ma che non sappiamo quando.
Il futuro ci viene tolto e restituito nello medesimo momento. E questa è una situazione classica e insolita.
Contraddizioni e puri-polarità di questo mondo.
Il parlare, il comunicare e la memoria che si fa futuro (e progetto) sono l’unico strumento, che come un bastone, ci sostiene nel cammino. Non prendere congedo dalla condizione che è, ma aprire un dialogo almeno su ciò che si può dire. Perché di silenzio ce ne è già abbastanza.
Francesco Urbani
Psicologo-Psicoterapeuta-Supervisore
Cerchi nella notte – Il libro
urbani@casadinchiostro.it
www.francescourbani.it
www.casadinchiostro.it
Qui del dicibile è il tempo, qui la sua patria.
Parla ed ammetti. Più che mai
vengono meno le cose, quelle da vivere, perché
quel che le sostituisce e rimuove è un fare senza immagine.
Fare sotto le croste che docili saltano appena dentro
cresce e matura l’agire, e diverso poi si delimita.
Tra i magli resiste
il nostro cuore, come la lingua
tra i denti, che tuttavia
rimane colei che magnifica.
Loda all’angelo il mondo, non l’indicibile, con lui
vantarti non puoi d’avere superbamente sentito, nell’universo
dove sente sentendo di più, sei inesperto.
Rainer Maria Rilke
Immagine tratta del film "Ferro 3" di Kim Ki-duk, 2004